QUANDO RIMANERE A CASA NON È SINONIMO DI PROTEZIONE
Sono diversi giorni, o meglio diverse settimane, che su tutti social e i canali tv è ricorrente il messaggio “restate a casa”.
#iorestoacasa si legge su moltissime pagine fb e istagram..
Eh già, perché in questo periodo, restare in casa è ciò che più ci permette di rimanere protetti dal contagio del coronavirus.
E se per molti di noi rimanere a casa è sinonimo di protezione per noi stessi e per gli altri, per molte donne e molti bambini purtroppo non è così.
Per le tantissime donne vittime di violenza domestica, e per i loro figli, vittime di violenza assistita, rimanere a casa è la condizione meno sicura che possa esserci.
QUANDO UN VIDEO VIRALE E DIVERTENTE NASCONDE LA VIOLENZA DOMESTICA
Ne abbiamo avuto dimostrazione dalla diffusione di un video, che negli ultimi giorni è girato su tutti i nostri telefoni e sui canali social, in cui si vede una donna che, affacciata al balcone sta suonando il flauto. È una delle tante persone che in questi giorni così colmi di paura, confusione e smarrimento ha deciso di esibirsi suonando questo strumento così come molti di noi si sono affacciati alle finestre per cantare, suonare tamburelli e intonare l’Inno Nazionale.
La differenza tra molti di noi e questa donna, è che alle nostre “esibizioni” sono seguiti applausi, sorrisi e divertimento…per questa donna, invece, il seguito è stato un atto di violenza. Si vede chiaramente dal video che mentre la donna stava suonando, alle sue spalle è comparso un uomo che, urlando, le ha scagliato una tanica contro.
La donna si ribella, urlando contro all’uomo che allora si scaglia nuovamente e ferocemente su di lei dandole colpi in viso. E’ a dir poco imbarazzante che moltissime persone lo abbiano trovato esilarante, tanto da condividerlo tra i contatti con tanto di faccine buffe al seguito, tag e risate.
A questo punto mi chiedo, cosa c’è di divertente in tutto questo? Cosa c’è di divertente nel vedere un uomo che picchia una donna?
Ci rendiamo conto che ridere su una scena così agghiacciante non è umano?
E allora il mio pensiero va a tutte quelle donne che in questi giorni sono vittime dei loro mariti, fidanzati, padri, che si sentono legittimati ad agire su di esse qualsiasi forma di violenza, in nome di una cultura che invece che difendere le donne, le deride.
Sono convinta, purtroppo, che tra le tante persone che hanno visionato il filmato, c’è stato chi, ancora, avrà pensato “bè, se lo è meritato”…
Eh già, perché un’altra convinzione purtroppo radicata in questa cultura ancora così tanto patriarcale, è che le donne, se vittime di violenza, qualcosa devono aver pur fatto. Se lo sono meritato.
Noi che ci lamentiamo del non poter uscire per “prendere una boccata d‘aria”, dovremmo ricordare che ci sono donne, costrette dai loro partner a non poter uscire MAI. L’isolamento è uno dei primi punti della spirale della violenza. La caratteristica più comune nelle situazioni di violenza domestica.
Molte ricerche sull’argomento, e la mia esperienza professionale sul campo, affermano che è proprio durante i periodi di “vacanza”, quelli nei quali si rimane a casa più a lungo perché non si è costretti ad uscire per lavoro o per accompagnare i figli a scuola, che la violenza domestica aumenta.
In questi giorni di isolamento forzato il rischio che queste donne, trovandosi a dover condividere i propri spazi con il maltrattante, subiscano gravi violenze, è molto alto.
Così come, un altro elemento da non sottovalutare è che, in questa situazione di prossimità con il proprio aggressore, e di riduzione drastica dei contatti esterni, è molto più difficile per queste donne chiedere aiuto.
È infatti del 24/03/2020 la notizia di una donna che, nel Padovano, è stata picchiata dal marito con un mattarello ( qui la notizia completa https://www.thesocialpost.it/2020/03/24/padova-picchia-moglie-rompe-braccio-mattarello-arrestato/ ).
In questo caso, di fondamentale importanza sono stati i vicini di casa che, sentendo le urla della donna, hanno chiamato le Forze dell’Ordine.
Purtroppo questo non è stato l’unico caso verificatosi in questi giorni.
È bene ricordare e sottolineare che la violenza agita nei confronti delle donne non si manifesta solamente con atti di violenza fisica, ma anche attraverso la violenza psicologica (che comprende tutti quegli atteggiamenti e comportamenti intimidatori, vessatori, minacciosi e denigratori da parte del partner. Ci sono ricatti, insulti verbali, ridicolizzazioni e svalutazioni); la violenza economica (che comprende tutt’ un insieme di comportamenti ed atteggiamenti, voti ad impedire alla donna di raggiungere e/o mantenere un’autonomia ed un’indipendenza economica); la violenza sessuale (che raggruppa tutti quei comportamenti ed atteggiamenti all’interno della sfera sessuale. Dalle molestie all’aggressione, alla costrizione di avere rapporti, con il partner o con terzi, la costrizione alla visione di materiale pornografico, lo sfruttamento della prostituzione e la costrizione a subire comportamenti sessuali perversi e indesiderati); lo stalking (atti persecutori diretti o indiretti come mandare sms, chiamare ripetutamente, inseguire, pedinare…).
In questi giorni di fermo totale, rimane comunque attivo il Numero Anti Violenza e Anti Stalking 1522, è un servizio completamente gratuito, multilingue e attivo 24 ore su 24.
Sul sito dell’Associazione D.i.Re, alla cui rete aderiscono 80 centri antiviolenza in tutta Italia, c’è un elenco completo dei centri antiviolenza che, anche in questo periodo, sono attivi e pronti a dare supporto alle donne in difficoltà https://www.direcontrolaviolenza.it/emergenza-coronavirus-apertura-centri-d-i-re/
In queste ore è stata messa a punto anche una applicazione, scaricabile sia su sistemi iOS e Android che permette di chattare con le operatrici del 1522 e chiedere aiuto h24.
L’App si chiama 1522 ANTIVIOLENZA E STALKING
Se stai subendo violenza dal tuo partner un modo per poter chiedere aiuto è quello di chiamare i numeri sopra indicati quando scendi per buttare la spazzatura e poi, prima di risalire in casa, cancellare la chiamata. Puoi farlo anche quando stai andando a fare la spesa.
Ricorda sempre, una volta finita la telefonata, di cancellare dal registro chiamate la chiamata effettuata.
Se hai bisogno di maggiori informazioni puoi scrivermi